
La tradizione bulgara di legare le martenizze il 1° marzo non è stata interrotta per almeno 1300 anni. Si tratta di una festa bulgara unica di cui andiamo fieri.
Perché bianco e rosso, cosa simboleggiano questi colori. Il bianco rappresenta la purezza, l’innocenza e un nuovo inizio. Il rosso è il sangue, la vita e la fecondità. Il 1° marzo ci scambiamo le martenizze con l’augurio di salute e lunga vita.
Le martenizze vengono tolte verso la fine di marzo o quando si vedono alberi in fiore, cicogne o rondini, gli uccelli che simboleggiano l’arrivo della primavera. La marteniza rimossa viene legata a un albero da frutto con l’augurio di fertilità per l’anno. C’è anche un’altra credenza che dice di metterla sotto una pietra e dopo un po’ di tempo controllare se si sono raccolti molti animali vicino alla marteniza. Se ce ne sono molti, porta fortuna.
Chi è la nonna Marta? Nel folklore è rappresentata come la grande sorella di Gennaio e Febbraio. È arrabbiata e scontenta perché i suoi due fratelli fanno grandi gelate o bevono il vino. E quando si arrabbia, il tempo si guasta.
La tradizionale marteniza simboleggia Pijo e Penda. Ecco la leggenda che viene raccontata ancora oggi. Pijo era un bel ragazzo, famoso per il suo impegno. Penda era la ragazza più bella dei dintorni, conosciuta per la sua bontà. Si incontrarono e si innamorarono a prima vista. Celebrarono un grande matrimonio e tutti erano così felici per loro che li immortalizzarono come un ragazzo bianco e una ragazza rossa legati insieme.
La leggenda sull’origine della marteniza racconta che la figlia di Khan Kubrat, Huba, era famosa per la sua bellezza e la sua forza così come i suoi fratelli. Dopo la morte del padre, gli Avari catturarono Huba. Il loro capo, Khan Ashina, disse che l’avrebbe liberata solo se i fratelli avessero riconosciuto il suo dominio. Il maggiore dei fratelli, Bayan, decise di restare vicino a sua sorella, mentre gli altri non si sottomisero. Prima di separarsi, Asparuh disse che una volta trovato un posto sicuro dove nascondersi, avrebbe mandato un uccello con un filo legato alla gamba come segno per fuggire e incontrarsi con loro. Così Kotrag, Asparuh, Kuber e Alcek partirono. Non molto tempo dopo, mandarono un piccione con un filo d’oro e la sorella e il fratello riuscirono a fuggire, raggiungendo il fiume Danubio senza sapere come procedere. Huba legò un filo bianco alla gamba dell’uccello e lo lasciò volare. Bayan tenne l’altro capo del filo e così il piccione li guidò a casa. I soldati nemici raggiunsero i fuggitivi e colpirono Bayan, e il sangue tingé l’estremità del filo che teneva. Allora apparve Asparuh e i soldati fuggirono impauriti. Liberò il piccione e legò le estremità del filo con esse decorò i suoi soldati. Abbassò la testa e ammise di non aver ascoltato il consiglio di suo padre, di non separarsi mai. Così ordinò che quei due fili non fossero mai divisi o spezzati e quel filo ci lega sempre come bulgari.
