Nella notte della Vigilia di Natale, i coledari visitano le case e intonano canti rituali chiamati colenduvane.
Questo rituale si svolge solo dalla mezzanotte all’alba, poiché secondo le credenze popolari è il momento in cui appaiono creature soprannaturali come karakondžuli, vampiri e spiriti maligni, e i canti dei coledari hanno il potere di scacciarli. Con il sorgere del sole, i canti perdono la loro forza magica, ed è per questo che il coleduvane si ferma.
L’usanza del coleduvane ha origini molto antiche e risale all’epoca pagana. Sebbene non sia un rituale cristiano, è diventato una parte imprescindibile delle festività natalizie. Elementi pagani e cristiani si intrecciano in questa tradizione, facilitando l’accettazione dei nuovi precetti religiosi da parte della gente comune. Il termine “coleduvane” deriva dalla parola latina calendae, che indicava i primi giorni del mese di gennaio.
La festa del Natale è la continuazione della Vigilia di Natale, l’ultimo giorno del grande digiuno, che inizia a mezzanotte con l’usanza del coleduvane. Vi partecipano giovani uomini non sposati, fidanzati o appena sposati. Durante questa giornata vengono eseguiti riti e cerimonie legati all’accoglienza del Natale.
Preparazione e significato
Il tempo per il coleduvane è rigorosamente stabilito dalla tradizione: va dalla mezzanotte all’alba del giorno di Natale. Secondo le credenze popolari, durante queste ore appaiono karakondžuli, vampiri, spiriti maligni e altre creature sovrannaturali. I canti dei coledari hanno il potere di scacciarli, proteggendo così le case visitate.
I preparativi per il coleduvane iniziano il giorno di Ignazhden (Sant’Ignazio, 20 dicembre). I partecipanti si preparano confezionando abiti speciali (mantelli di pelle, bastoni decorati, copricapi ornati di fiori) e imparando i canti, che sono l’elemento centrale del rituale. Si sceglie un capo del gruppo, solitamente un uomo più anziano e sposato. I coledari si vestono in modo festoso e portano con sé bastoni decorati, chiamati “bastoni variopinti”.
Tra i coledari si sceglie anche un “re” o stanenik, un giovane che conosce bene i canti tradizionali, dotato di un’anima artistica, un cuore generoso e uno spirito gentile. In passato, chi desiderava partecipare al coleduvane doveva ottenere un permesso speciale dal “re”, il che conferisce all’usanza un carattere iniziatico e simbolico.
Il rituale del coleduvane
I coledari visitano le case in gruppo, partendo sempre in direzione est. La prima tappa è la casa della persona più rispettata del villaggio, come il sindaco, il sacerdote o l’insegnante. Il padrone di casa accoglie i coledari con un pane rituale chiamato kravai, in cui viene infilata una moneta, mentre la padrona offre un setaccio di grano, che i colendari spargono per la casa come simbolo di abbondanza per l’anno a venire.
Come dono ricevono formaggi, lardo, salsicce e altre prelibatezze. Lo stanenik raccoglie i doni e pronuncia una benedizione, chiamata blaženka, che è spesso lunga e piena di umorismo e lodi. La blaženka è recitata in modo ritmico, con ogni passaggio che termina con l’invito: “Dite, amici, amen!”, a cui il gruppo risponde in coro. Di solito, la benedizione inizia con il racconto del difficile viaggio dei colendari verso la casa del padrone, include elogi per l’ospitalità della padrona e per la ricchezza della tavola, e si conclude con il desiderio: “Quante sono le stelle nel cielo, altrettanta salute in questa casa!”
In ogni casa vengono cantati canti di benedizione per i membri della famiglia, dall’anziano più rispettato al più giovane. I canti augurano salute, lunga vita, prosperità, abbondanza, felicità, amore e fortuna. Si cantano anche canti dedicati a specifiche professioni, come l’agricoltore, il pastore, il sarto o il sacerdote.

Simbolismo e significato
Uno degli obiettivi principali del coleduvane è annunciare la nascita di un nuovo ordine dell’universo e l’organizzazione del mondo. Per questo motivo, in molti canti dei colendari è presente l’immagine simbolica dell’albero del mondo, e le previsioni espresse nei canti sono considerate fatidiche.
Durante la notte di Natale, le famiglie vegliano accanto al fuoco in attesa dell’arrivo dei coledari. Intorno al fuoco, i colendari cantano e pronunciano auguri di fortuna e prosperità. Si crede che la forza del fuoco renda gli auguri efficaci.
Anche il badnik (un ceppo speciale bruciato durante la vigilia) e il fuoco hanno un valore magico. In alcune zone, quando il ceppo sta per consumarsi, gli uomini escono di casa e rimangono accanto al fuoco solo le donne sposate, per favorire la nascita di femmine tra gli animali domestici. Schegge del ceppo vengono sepolte nei vigneti per garantire una buona vendemmia, oppure gettate nel fiume per salute e lunga vita.
