
La risposta del silenzio
Una mattina, un uomo si avvicinò al Buddha e domandò:
«Esiste Dio?»
Il Buddha lo guardò negli occhi e disse:
«No, non esiste alcun Dio.»
Nel pomeriggio, un altro uomo pose la stessa domanda:
«Maestro, credi che Dio esista?»
Il Buddha lo fissò, e con la stessa calma rispose:
«Sì, Dio esiste.»
Ananda, il suo discepolo, rimase turbato.
Non riusciva a capire come due risposte opposte potessero uscire dalla stessa bocca, nello stesso giorno.
La sera, un terzo uomo arrivò.
Disse: «Ci sono quelli che credono e quelli che negano. Io non so nulla. Aiutami a capire.»
Il Buddha non disse una parola.
Chiuse gli occhi, e il suo silenzio si fece denso come la notte.
L’uomo lo guardò, esitò, poi fece lo stesso: si sedette e chiuse gli occhi.
Un’ora trascorse come un respiro.
Quando entrambi riaprirono gli occhi, l’uomo toccò i piedi del Buddha e sussurrò:
«Hai risposto. Ora so.»
E se ne andò, grato.
Ananda esplose:
«Maestro! A uno hai detto che Dio non esiste, all’altro che esiste, e al terzo non hai detto nulla!
Eppure tutti se ne vanno soddisfatti. Io non capisco. Dov’è la verità?»
Il Buddha sorrise:
«La verità non è nelle parole, Ananda, ma nello sguardo di chi ascolta.
Il primo uomo credeva già in Dio: cercava conferma, non verità.
Così gli ho negato, per incrinare la sua certezza.
Il secondo negava Dio: cercava il mio consenso, non comprensione.
Così gli ho affermato, per scuotere la sua negazione.
Entrambi avevano già deciso cosa pensare.
Io non ho risposto a loro — ho solo rotto i loro specchi.
Ma il terzo era vuoto.
Non sapeva, e non fingeva di sapere.
Solo chi non sa può imparare.
A lui non servivano parole, ma presenza.
Nel mio silenzio ha sentito il proprio.
Nel mio respiro ha trovato il suo.
E lì, nel vuoto, ha incontrato ciò che chiamiamo ‘Dio’.»
Poi il Buddha tacque di nuovo, e il suo silenzio diceva più di mille dottrine.
