Le dimensioni come stati interiori

È importante ricordarlo con chiarezza:
le dimensioni non sono mondi diversi,
non sono luoghi in cui si viaggia,
né realtà separate che esistono una dall’altra.

Sono stati di coscienza.
Modi diversi di percepire la stessa realtà.

Il mondo non cambia,
cambia il filtro attraverso cui lo viviamo.
Come lo stesso paesaggio appare diverso
nella nebbia, al crepuscolo o in piena luce,
così anche la realtà si rivela in modo differente
a seconda del livello di consapevolezza.

3D, 4D, 5D non sono piani dell’Universo.
Sono frequenze di percezione.

Nel 3D la coscienza si identifica principalmente con la forma:
con il corpo, i ruoli, le storie, la paura della perdita.
La vita viene percepita attraverso la polarità:
bene–male, giusto–sbagliato, vittima–controllo.
Questo non è un livello “sbagliato”,
ma un’esperienza necessaria alla conoscenza di sé.

Il 4D è lo spazio della presa di coscienza.
Qui l’essere umano inizia a notare
che i pensieri creano l’esperienza.
Le vecchie paure continuano ad affiorare,
ma non sono più una verità assoluta.
La coscienza oscilla tra gli opposti,
mentre impara a osservare
invece di reagire.

Il 5D non è una fuga dalla realtà,
ma una presenza più profonda in essa.
In questo stato la percezione si espande oltre la separazione.
Si riconosce l’interconnessione di tutte le cose,
senza il bisogno di dividere, giudicare o difendere una posizione.
L’amore non è un’emozione,
ma uno stato naturale di comprensione.

Tutti questi livelli esistono simultaneamente.
Non “passiamo” fisicamente da uno all’altro:
cambiamo il modo in cui percepiamo.
La stessa persona,
nello stesso giorno,
può vivere dimensioni diverse
a seconda dei pensieri, del focus e dello stato interiore.

La Nuova Terra non è un nuovo pianeta.
È uno spostamento collettivo della percezione.
Quando sempre più persone scelgono
la consapevolezza al posto dell’automatismo
e la presenza al posto della paura,
la realtà inizia a essere vissuta in modo diverso.

La dimensione non è un luogo.
È uno stato della mente,
del cuore,
del modo in cui guardiamo la vita.

E nel momento in cui questo viene compreso,
la ricerca all’esterno si conclude.
Perché l’accesso a ogni “nuova dimensione”
è sempre stato dentro di noi.

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